I carabinieri della Compagnia di Venaria li hanno sorpresi l'altra mattina mentre uscivano insieme da un alloggio che l'uomo aveva preso in affitto a Corio Canavese. Adesso l’uomo dovrà rispondere di sottrazione consensuale di minorenni (articolo 573 del codice penale) e rischia anche di finire nei guai per sequestro di persona.
Gli investigatori, coordinati dal sostituto procuratore di Teramo Stefano Giovagnoni, pensano che sia stato proprio il cinquantenne, un insospettabile, sposato con figli, a organizzare la fuga della giovane e il suo soggiorno nel Torinese. Anche perché nello scorso agosto, la minorenne (che oggi verrà interrogata dal magistrato) aveva lasciato l'Abruzzo per raggiungere quella persona molto più grande di lei, così vicina via chat, ma fisicamente distante centinaia di chilometri. Un brutto colpo per mamma e papà.
I genitori erano convinti che la loro figlia, con tutte le inquietudini degli adolescenti, chattasse e passasse tutte quelle ore incollata al telefono con un suo coetaneo. Solo dopo la prima fuga, si erano accorti che il suo amico era un uomo adulto, addirittura sposato. Ma tutto si era risolto in pochi giorni e con una dura ramanzina dei genitori quando la ragazza era rientrata a casa di sua spontanea volontà. In questo caso, però, le indagini sono durate quasi tre settimane. Da quando mamma e papà, sempre più disperati, sono andati dai carabinieri per denunciare l'ennesima scomparsa della figlia.
E così la prima mossa degli inquirenti è stata quella di rivolgersi proprio all'operaio ciriacese, convinti di risolvere la faccenda in tempi molto rapidi. Invece lui ha negato in maniera decisa di aver visto o sentito la studentessa nell'ultimo periodo. Ovviamente i militari non gli hanno creduto e hanno iniziato una lunga opera di appostamento e di pedinamento. Anche perché dal telefonino cellulare che la giovane aveva lasciato nella sua casa di Teramo, è risultato che nei giorni prima della scomparsa i due si erano sentiti. In poco tempo i carabinieri e la polizia giudiziaria della Procura sono riusciti a capire che l'uomo aveva già affittato due alloggi nel Torinese ed era in procinto di affittarne un terzo dove «custodiva» la ragazza, portandole i viveri quando riusciva.
Lei, con la sola compagnia di un computer, non usciva mai di casa per non dare nell'occhio. In questo modo l'operaio pensava di poter eludere i controlli delle forze dell'ordine e dribblare i sospetti della gente. Si sbagliava. L'altra mattina, quando sono stati certi del domicilio, gli investigatori hanno aspettato che i due uscissero di casa e poi li hanno bloccati e portati in caserma. Qui, poche ore più tardi, sono arrivati da Teramo i genitori della studentessa che hanno potuto riabbracciare la figlia. Per l'operaio di Ciriè, appassionato navigatore di internet e di chat line, sono invece cominciati i guai.
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